Reverse Charge IVA: come emettera una fattura verso l’estero

Il reverse charge IVA è un meccanismo fiscale che si applica in diverse situazioni, tra cui le transazioni internazionali. Conosciuto anche come “inversione contabile” viene utilizzato in ambito IVA (Imposta sul Valore Aggiunto) per trasferire l’obbligo di versamento dell’IVA dal fornitore al cliente. In pratica, è il cliente che deve contabilizzare l’IVA sia come fornitore che come acquirente, autofatturandosi il servizio o il bene acquistato.

Ma come si emette una fattura elettronica verso l’estero? Per rispondere a questa domanda, abbiamo posto il quesito a degli esperti del settore che ci hanno fornito una serie di utili informazioni e dettagli riguardo la preparazione di una fattura elettronica da inviare all’estero utilizzando il “reverse charge Iva”.

Cos’è il Reverse Charge IVA?

Il reverse charge IVA è un sistema di inversione contabile che trasferisce l’obbligo di pagamento dell’IVA dal fornitore al cliente. Questo meccanismo è comunemente utilizzato per le transazioni transfrontaliere all’interno dell’Unione Europea e per alcune transazioni nazionali specifiche. In pratica, il fornitore emette una fattura senza IVA, e il cliente è responsabile dell’autoliquidazione dell’IVA nel proprio paese.

Come funziona?

Tradizionalmente, l’IVA viene aggiunta dal fornitore al prezzo di vendita e successivamente versata all’erario. Con il reverse charge IVA, invece, l’operazione viene semplificata trasferendo l’onere dell’IVA direttamente al cliente. Questo sistema è utilizzato principalmente per le transazioni transfrontaliere all’interno dell’Unione Europea e per alcune operazioni nazionali specifiche. In particolare, viene applicato a diverse situazioni tra cui:

  • Transazioni internazionali: movimenti di beni e servizi tra paesi dell’Unione Europea;
  • Settori specifici: vendite di beni particolari come rottami, rifiuti metallici, e prestazioni di servizi edilizi;
  • Forniture tra soggetti passivi: quando il destinatario della fattura è un soggetto passivo IVA.

È importante verificare sempre se una transazione è soggetta a reverse charge, consultando la normativa vigente o rivolgendosi a un esperto fiscale.

Reverse Charge Interno

Il reverse charge interno si applica a specifiche operazioni all’interno del territorio nazionale. Tra i casi più comuni ci sono:

  • Settore edilizio: lavori di costruzione, demolizione, ristrutturazione, ecc.
  • Cessione di oro: oro da investimento, materie prime d’oro e semilavorati.
  • Cessione di rottami e materiali di recupero: rottami ferrosi e non ferrosi.
  • Trasferimento di quote di emissione di gas a effetto serra.

Reverse Charge Esterno

Il reverse charge esterno riguarda operazioni con soggetti non residenti, sia in ambito UE che extra-UE. Le principali situazioni includono:

  • Acquisti intracomunitari: beni acquistati da fornitori situati in altri Paesi membri dell’UE.
  • Prestazioni di servizi ricevuti da soggetti esteri: servizi resi da fornitori non residenti.

Fatturazione elettronica e Reverse Charge

In Italia, la fatturazione elettronica è obbligatoria per la maggior parte delle operazioni tra soggetti passivi IVA. La gestione del reverse charge tramite fatturazione elettronica prevede alcuni accorgimenti specifici:

  • Per il Reverse Charge Interno: il fornitore emette una fattura senza applicazione dell’IVA, indicando la norma di riferimento (ad esempio, “Operazione soggetta a inversione contabile ai sensi dell’art. 17, comma 6, lettera a) del DPR 633/72”). Il codice natura dell’IVA utilizzato è “N6” (inversione contabile). Il cliente registra la fattura sia nel registro delle fatture emesse che nel registro degli acquisti, calcolando l’IVA a debito e a credito.
  • Per il Reverse Charge Esterno: in caso di acquisti intracomunitari, il fornitore estero emette una fattura senza IVA, seguendo le regole del suo Paese. Il cliente italiano integra la fattura con l’IVA italiana (autofatturazione), utilizzando il codice natura “N6” per l’inversione contabile e registrandola sia nel registro delle fatture emesse che in quello degli acquisti;
  • Prestazioni di servizi da fornitori esteri: il fornitore estero emette una fattura senza IVA e il cliente italiano emette un’autofattura elettronica, applicando l’IVA secondo l’aliquota italiana pertinente e utilizzando il codice natura “N6”.

Come emettere una fattura con reverse charge Iva

Per emettere una fattura verso l’estero con il reverse charge IVA, è essenziale includere i seguenti dati:

  • Dati del fornitore: nome, indirizzo, partita IVA;
  • Dati del cliente: nome, indirizzo, partita IVA;
  • Descrizione dei beni o servizi forniti;
  • Importo senza IVA;
  • Indicazione del reverse charge: una dicitura come “Inversione contabile – Art. 194 Direttiva 2006/112/CE”.

Passaggi Operativi

  • Verifica della partita IVA: assicurarsi che il cliente sia un soggetto passivo e che la sua partita IVA sia valida nel sistema VIES;
  • Emissione della fattura: creare la fattura con tutte le informazioni richieste, specificando chiaramente l’applicazione del reverse charge;
  • Registrazione contabile: registrare la fattura nei propri registri contabili, segnalando che l’IVA non è stata addebitata ma sarà autoliquidata dal cliente.

Vantaggi e svantaggi del reverse charge Iva

Il reverse charge IVA offre numerosi vantaggi, tra cui:

  • Riduzione delle frodi fiscali: trasferendo l’obbligo di pagamento dell’IVA dal fornitore al cliente, il reverse charge riduce significativamente le opportunità di evasione fiscale. Questo è particolarmente utile in settori ad alto rischio di frode, come quello dei rottami metallici;
  • Semplificazione amministrativa: per i fornitori, il meccanismo di reverse charge semplifica la gestione delle fatture e delle dichiarazioni fiscali, poiché non devono calcolare e versare l’IVA per le transazioni soggette a questo regime;
  • Migliore gestione del flusso di cassa: non dovendo versare l’IVA, i fornitori possono mantenere una migliore liquidità, migliorando così la gestione del flusso di cassa.

Svantaggi del Reverse Charge IVA

Nonostante i suoi benefici, il reverse charge IVA presenta anche alcuni svantaggi:

  • Complessità per i clienti: il cliente deve essere ben informato sulle proprie responsabilità fiscali e su come autoliquidare l’IVA, il che può comportare una maggiore complessità amministrativa per le aziende meno esperte;
  • Rischio di errori: se il reverse charge non viene applicato correttamente, sia il fornitore che il cliente possono incorrere in sanzioni e penalità. La corretta identificazione delle transazioni soggette a reverse charge richiede una conoscenza approfondita delle normative fiscali;
  • Disparità tra paesi: le differenze nelle normative e nelle aliquote IVA tra i vari paesi possono creare confusione e difficoltà nell’applicazione corretta del reverse charge, specialmente nelle transazioni transfrontaliere.

Conclusione

Il reverse charge IVA è uno strumento essenziale per gestire correttamente le transazioni internazionali. Comprendere come emettere una fattura verso l’estero seguendo questo meccanismo aiuta a garantire la conformità fiscale e a evitare potenziali problemi. Seguire attentamente le normative e consultare un esperto fiscale sono passi cruciali per una gestione efficace delle fatture con reverse charge.

 

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